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La vita e le opere di San Perpetuo

 

 

Sono due le parrocchie nel mondo dedicate a San Perpetuo: a Neuil, in Francia, comune di 400 abitanti vicino a Tour (nella parrocchiale c'è una statua del Santo, si celebra la Messa 4 volte l'anno) e Solero, dove riposano le spoglie del Santo. I calendari riportano due giorni dedicati al Santo: l'8 aprile e il 30 dicembre. A Solero si ricorda San Perpetuo invece la seconda domenica di ottobre. in questo periodo infatti, nella seconda metà del IX secolo (alcune testimonianze riportano l'853), il corpo di San Perpetuo arrivò da Tours a Solero, portato dai canonici di quella città.

Chi era questo Santo?

Il solerino don Maurilio Guasco ha tenuto nell'ottobre 2006 una conferenza a questo proposito. La data di nascita non ci è nota. La prima data certa è il 464: Perpetuo viene acclamato dalla popolazione e dal clero ottavo Vescovo di Tours, sesto dopo il grande San Martino. Nel 465 indice il Concilio di Tours e spinto da santo zelo promulga i 13 articoli per la riforma del clero. Si occupa della preghiera liturgica, delle veglie e dei digiuni. Promuove la costruzione di una basilica in onore del predecessore San Martino. È amato per il suo apostolato, le guarigioni, i prodigi, le opere di carità. Nel 491 muore e viene sepolto a Tours nella basilica da lui stesso edificata (e distrutta durante la Rivoluzione Francese).

Perché San Perpetuo è legato a Solero?

In un decreto del 774 emanato a Pavia nel giorno della vittoria sui Longobardi, Carlo Magno concede parte del territorio di Solero ai canonici di San Martino di Tours. I religiosi francesi si trovavano a Pavia perché lì possedevano una prebenda. Essi trasferiscono alcuni religiosi a Solero e ivi iniziano a costruire una chiesetta dedicata a San Martino (da qui l'omonima via in centro paese), un loro monastero (dove avrebbe poi iniziato gli studi San Bruno) e un ospedaletto intitolato a San Perpetuo.
La popolazione dai dintorni comincia a raccogliersi intorno a questo centro spirituale e caritativo, aumentando i residenti. Il Vescovo di Asti, Pietro II, dipendente dal Vescovo di Pavia, affida ai religiosi di San Martino la cura d'anime di Solero nell'887; così la chiesa di San Martino diventa Parrocchia di Santa Maria e di San Martino fino al 1000.
Nel IX secolo la vita a Tours si fa difficile a causa dell'invasione dei Normanni, che attaccano anche le chiesa. I canonici, che avevano già salvato altre volte le reliquie dei loro santi, decidono allora, per motivi di sicurezza, di portare quelle di San Perpetuo nel lontano possedimento italiano. Lo storico solerino Ruggero Abannio (1818-1891), sostiene che nel 1642 il corpo fu profanato dai soldati franco sabaudi, fu disfatto, ma salvato. Nel 1768 viene costruito il reliquiario di ebano e argento, di forma trapezioidale, per contenere le ossa di San Perpetuo, tuttora conservato sotto l'altare maggiore della parrocchiale di Solero.
Nel 1886 giungono a Solero due canonici di Tours per riportare in patria due ossa del loro santo Vescovo e probabilmente in questa occasione, per il legame tra Solero e San Perpetuo di Tours, al parroco di Solero è stato concesso il titolo di canonico onorario di S. Martino di Tours.
La popolazione solerina venera quindi dall'antichità il Vescovo francese come titolare della Parrocchia, considerato taumaturgo e portato in processione per ottenere i benefici del cielo, in particolare il dono della pioggia, che non ha mai mancato di donare.

La tela di San Perpetuo: l'autore e l'opera

L'autore del dipinto è Paolo Borroni nativo di Voghera (1749-1819). a sua formazione artistica inizia a Milano con i Calderini e prosegue dal 1765 all'accademia di Parma con il Bossi, avvicinandosi all'opera del Correggio. Il perfezionamento dei suoi studi viene fatto poi a Roma, dove si accosta al neoclassicismo e alle opere di Raffaello e diviene allievo del Batoni.
Nel 1771 partecipa ad un concorso di pittura, con il grande pittore spagnolo Francisco Goya, con la tela "Annibale che passa le Alpi scortato da un genio guerriero"
Nella sua nativa Voghera esegue per chiese e conventi una serie di composizioni religiose che rivelano una ricerca della bellezza ideale. Nel 1780 porta a compimento, nei saloni del castello di Rivalta un ciclo di affreschi che rivelano il linguaggio della pittura del Correggio.
Dipinge ritratti per alcune famiglie nobili della zona. I personaggi vestono abiti di parata, si presentano in posa solenne e, rivelano il gusto per la pennellata fine e compatta dell’artista che porta ad un gioco cromatico e leggero di colori. Lo stesso Vittorio Amedeo III, re di Sardegna gli commissiona un grande ritratto e lo nomina “pittore di corte”. L’arcivescovo di Milano Filippo Visconti si fa eseguire un ritratto e lo nomina “Cavaliere dello speron d’oro”.
Borroni è un artista settecentesco che si identifica con il moderno neoclassicismo. Nobile e preciso nei ritratti, delicato e misurato nella pittura sacra, aggraziato e anche arguto in varie opere, rappresenta il gusto e gli intendimenti della cultura europea di matrice illuminista, con speciale consapevolezza della funzione dell’artista nella società.

Il dipinto di San Perpetuo è una commissione suggerita al Parroco e al Capitolo dei Canonici dal solerino P. Giulio Villavecchia, religioso lazzarista nella chiesa di San Bernardino a Voghera, tornato in paese dopo le soppressioni napoleoniche del 1801. Egli convinse il parroco ad acquistare all'asta l'altare maggiore e la balaustra della sua chiesa, soppressa dalla rivoluzione e la cornice di marmo dove si trova attualmente la tela. Il quadro fu oggetto di una mostra dedicata all'artista intorno agli anni 1950 a Voghera.



Inno popolare a San Perpetuo - Testo attribuito al parroco Prev. Can. Giovanni Valiera (1916-1984)

San Perpetuo Tu splendi nel cielo
per la vita vissuta con Cristo,
nei fratelli tu sempre l'hai visto
or svelato contempli il Signor.
Distaccato dai beni terreni
Tu volevi restare ascoso
pensò Dio a farti glorioso
e insediarti su un trono d'onor.

(Rit) Nuovi figli volesti a Solero
ove l'alma Tua spoglia riposa
circondandone l'urna preziosa
di portenti inauditi quaggiù
di Solero le glorie son Tue
Tuo il tempio maggiore e l'altare
del Tuo nome risuona ogni lare
d'ogni cuore il Patrono sei Tu.

Sulla sede del grande Martino
Tu sedesti qual Padre e Pastore
per portare a tutti il Signore
con l'esempio, i concilii e il dolor.
Costruisti e chiese e scuole
ospedali, asili e case
la persona Tua sempre rimase
benedetta nei secoli ancor. (Rit)

L'urna Tua qual sacro palladio
venne a noi per bontade divina
e fu salva dall'empia rovina
dei Normanni che invasero Tours.
Resta a noi che virtude n'ispisi
nella vita e nel passo più duro
della morte, con Cristo venturo
vogliam sorger insieme a chi fu

Prima strofa dell'inno precedente a San Perpetuo
scritto dal parroco Prev. Can. Teol. Maurizio Cellerino (1865-1964)

San Perpetuo tu splendi qual iride
fra le glorie dell'etra infinita
e qual fior del roseto che invita
l'alme pure ai sorrisi d'amore.
Se la sede del Divo Martino
illustrasti qual Padre e Pastore
l'alma prole del gran decessore
parve poco all'eroico tuo cuor.



Fonti:
Archivio parrocchiale e Bollettino parrocchiale "L'Amico di Solero", n. 1/1976 e seguenti
Padre Ruggero Abannio, Annali di Solero dal 773 al 1870
Carlo Romagnoli, Solero, Vita quotidiana nei secoli, Edlizioni dell'Orso
AA. VV., I santi nella storia. Dicembre, San Paolo

 

File allegati

 

Tesina su San Perpetuo - 797,41 Kb

 

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